L’Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) segnala, anche a dicembre 2020, un andamento fortemente negativo con una riduzione su base annua dell’11,1%, comunque migliore del -16,2% di novembre.

Secondo quanto evidenzia Confcommercio, la riduzione della perdita tendenziale deriva esclusivamente dalla componente relativa ai beni, per i quali la variazione sull’anno è stata del –0,6%. Per molti servizi di mercato, anche in considerazione dell’inasprimento delle misure nell’importante periodo delle festività natalizie, la caduta ha ampiamente superato il 50% nel preconsuntivo di fine 2020.

Per l’ICC, il 2020 si chiude con un -14,7%. Il dato non riflette il calo complessivo dei consumi, per i quali la stima si conferma del -10,8% sul territorio.

Il quadro generale porta a una stima della variazione del PIL per il mese di gennaio del -0,8% su dicembre, il quinto calo consecutivo, e del -10,7% sullo stesso mese del 2020, dato che pone una seria ipoteca sull’evoluzione del primo trimestre con evidenti conseguenze sulle performance complessive dell’anno in corso.

La produzione industriale di novembre 2020 ha fatto registrare un calo congiunturale dell’1,4%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione del 4,3% su base annua. Gli occupati di novembre mostrano un andamento congiunturale in leggera crescita, 0,3%, mentre per quel che riguarda la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si registra un -1,7%.

Il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio, nonostante il periodo natalizio, ha registrato nel mese di dicembre un brusco calo del 6,7% congiunturale, e una riduzione tendenziale del 20,2%.

Si stima per gennaio 2021 un calo congiunturale del PIL, al netto dei fattori stagionali, dello 0,8% dato che porterebbe ad una decrescita del 10,7% rispetto allo stesso mese del 2020. Nel quarto trimestre il PIL è stimato ridursi del 3% rispetto al terzo quarto del 2020 e del 7,5% tendenziale per una chiusura annua a -9%.

A dicembre, l’andamento della domanda e le scelte delle famiglie hanno continuato ad essere fortemente influenzate dalle misure imposte per il contenimento della pandemia.

L’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo dell’11,1%, sintesi di riduzioni del 41,3% per i servizi, i più colpiti dalle misure restrittive, e dello 0,6% per i beni. Nel complesso del 2020, l’indicatore segnala un calo del 14,7%, con una riduzione del 30,3% per i servizi e del 7,9% per i beni. Fanno eccezione a questo andamento solo le spese per l’alimentazione domestica (+2,1%) e per le comunicazioni (+8,7%).

Le dinamiche settoriali evidenziano a dicembre un quadro particolarmente articolato, condizionato fortemente dalle restrizioni che hanno colpito, in un mese particolarmente importante per i consumi, soprattutto i servizi. Come già avvenuto nei mesi precedenti sono i servizi legati alla mobilità ed alla fruizione del tempo libero quelli che hanno segnalato gli andamenti più negativi.

Relativamente ai beni, il tentativo delle famiglie di conservare, dove possibile, un’apparenza di normalità durante le festività di fine anno ha portato a moderati recuperi. Di questa reazione hanno poco beneficiato, nel confronto annuo, sia l’abbigliamento e le calzature (-12,1%) sia i carburanti (-20,7%).

Al di là dei meri confronti mensili il 2020 ha segnalato per molti settori un vero e proprio tracollo della domanda, con riduzioni ampiamente superiori al 50%. Per molte imprese che operano nei comparti del turismo in senso lato, dei servizi ricreativi, dell’abbigliamento, delle calzature, dei mobili e dell’arredamento, l’uscita dalla crisi diventa sempre più complessa, aumentando la probabilità che molte di queste fuoriescano dal mercato. Il possibile deciso impoverimento del sistema imprenditoriale italiano rappresenta un ulteriore elemento di criticità per la ripresa e il suo consolidamento.